È noto e avvalorato da ricerche empiriche, sia a livello nazionale che internazionale, che le imprese che investono nella formazione dei propri collaboratori hanno un rendimento più alto rispetto a quelle che non lo fanno.
Nonostante ciò è ancora molto basso il livello di attività formative somministrato dalle aziende o, peggio, di qualità molto bassa perché sembra spesso che si faccia formazione tanto per farla e solo perché si è obbligati.
Perché nessuno si interroga su come debba essere erogata la formazione e, soprattutto, con quali obiettivi?
Su questi interrogativi sarebbe importante che, oltre alle imprese, anche i formatori si facessero qualche domanda.
Partendo da questi e altri interrogativi, nei mesi scorsi un nostro gruppo di ricerca ha elaborato in un anno di lavoro, un vero e proprio “Vademecum per la contrattazione dei piani formativi”. Il gruppo ha individuato diversi strumenti per fare una seria valutazione ex ante di un piano formativo: a quali bisogni formativi rispondere, a chi rivolgere la formazione, quali sono gli approcci metodologici più appropriati e le modalità di validazione e monitoraggio delle attività formative realizzate.
Certo il Vademecum si rivolge essenzialmente ai rappresentanti dei lavoratori, che spesso si rivelano essere l’anello debole nel confronto su questi temi ma, a mio modo di vedere, una lettura sarebbe molto utile anche a chi nell’azienda si occupa di risorse umane.
La formazione, se vuole essere veramente efficace, deve essere di supporto alle scelte organizzative e deve accompagnare i processi di cambiamento invece, sempre più spesso, la si progetta in modo estemporaneo che seppure è preferibile a non svolgerla affatto non viene connessa alle scelte di sviluppo dell’azienda.
Quello di cui abbiamo sempre più bisogno è innovazione nei prodotti, ma anche nei processi aziendali.
La formazione, se vuole essere veramente efficace, deve essere di supporto alle scelte organizzative e deve accompagnare i processi di cambiamento.
Nel libro, accanto ad un’analisi generale e alcune buone pratiche, è contenuta una sorta di “cassetta degli attrezzi” per provare a progettare buona formazione utile alle aziende e agli stessi lavoratori.
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Sarei molto curioso di leggere le vostre impressioni al riguardo.
Salvo Messina,
Presidente Solco