Le Comunicazioni Obbligatorie (C.O.) sono uno strumento fondamentale per analizzare il nostro mercato del lavoro. Come è noto, le aziende sono obbligate a comunicare assunzioni, licenziamenti, CCNL applicati, orari, etc. e ciò consente di indagare a fondo i flussi in ingresso e in uscita dal lavoro.
La cosa strana è che questi dati difficilmente vengono utilizzati per definire strategie di sviluppo o di inserimento lavorativo, ad esempio per iniziative formative che anticipino i fabbisogni occupazionali. E ciò avviene nonostante le ampie difficoltà di reperimento di lavoratori da parte delle imprese, frequentemente riportate dai giornali.
Da qualche anno l’Ente Bilaterale del Terziario, Distribuzione e Servizi del Lazio (Ebit) ha dato vita, insieme all’Università Roma Tre, ad un vero e proprio Osservatorio territoriale del lavoro, che utilizza proprio le C.O. per ricostruire il quadro degli andamenti occupazionali del comparto.
Le indicazioni che se ne possono trarre sono moltissime. Intanto, dalla lettura dei dati si scopre subito che non c’è un rapporto diretto tra andamento (chiusura/apertura) delle aziende terziarie ed occupazione; nel 2022, nel Lazio sono state chiuse più di 11.000 imprese del terziario. A tale dato però non corrisponde una caduta dell’occupazione, che anzi tende ad aumentare. Assistiamo infatti ad uno spostamento significativo dell’occupazione dal commercio al dettaglio ad altri settori come il commercio all’ingrosso, logistica, servizi alle imprese, attività professionali e tecniche. L’occupazione non diminuisce, ma emigra.
Tutto questo avviene in assenza di qualsivoglia programmazione o governo, determinando tutti quei fenomeni di precarietà, orari ridotti (spesso involontari) e “aggiustamenti” individuali. Inoltre, il rapporto dell’Osservatorio offre anche delle stime previsionali sull’andamento occupazionale, mediante l’impiego di un modello matematico sviluppato ad hoc. Per il 2023, si prevede una crescita degli occupati del comparto, con indicazioni precise sui probabili settori di destinazione.
In questo contesto sarebbe molto importante se proprio l’Ebit – che è costituito dalle rappresentanze datoriali e dalle organizzazioni sindacali – definisse e sostenesse processi di anticipazione dei fabbisogni occupazionali, anche attraverso la programmazione di specifiche attività formative in un comparto dove sempre più spesso non si “trovano” lavoratori disponibili e qualificati.
Salvo Messina,
Presidente Solco