Dal primo giugno le imprese che assumono un giovane under 30 beneficeranno, per un anno, di un bonus pari al 60% della sua retribuzione; in più, nel caso si utilizzi il contratto di apprendistato – con un inquadramento fino a due livelli inferiori a quello spettante – il datore di lavoro beneficerà del quasi totale abbattimento degli oneri contributivi per 3 anni (mantenendo comunque un regime agevolato dal quarto anno). In ogni caso, almeno per il primo anno l’assunzione non costa quasi nulla all’impresa. Tutto bene dunque?
Ho più volte insistito sul fatto che non sono gli incentivi a creare nuova occupazione (come sarebbe possibile?). Nella realtà, come è ovvio, l’impresa pianifica un’assunzione a prescindere, e poi acquisisce un eventuale contributo. Più probabile è che i bonus consentano l’emersione di una certa quota di lavoro nero; meglio di niente, si potrebbe dire, ma stiamo parlando di occupazione già in essere, seppur irregolare.
Ragionando invece in termini di politiche attive, questo tipo di incentivi non ha alcuna efficacia. Infatti, essi non incidono sui nodi critici del mal funzionamento del nostro mercato del lavoro, non prevedendo alcun reale incontro tra domanda ed offerta, nessun progetto formativo contestualizzato, nessuna attività personalizzata di supporto all’inserimento.
Al riguardo, il Ministero del Lavoro ha da poco annunciato il lancio del “Sistema informativo per l’inclusione sociale e lavorativa”, la nuova piattaforma introdotta dal Decreto Lavoro per agevolare l’incontro tra domanda e offerta, che dovrebbe tra l’altro creare un sistema di comunicazione unico tra i diversi interlocutori, istituzionali e non. Le ambizioni sono veramente elevate e se si volgesse lo sguardo alle esperienze del passato (da Clic Lavoro ai Navigator) non ci sarebbe da stare allegri. Ma la speranza è l’ultima a morire. Forse si dovrebbero affidare a simili strumenti obiettivi meno ambiziosi e più utili a supportare un cambiamento graduale nelle politiche attive. Si deve prendere atto che il sistema pubblico oggi intermedia meno del 3% dell’incontro domanda/offerta e che gli strumenti informativi, ammesso che funzionino, da soli non bastano ad invertire una tendenza antica e consolidata.
Credo sia venuto il momento di supportare i soggetti pubblici e privati con progetti mirati, che in primis facciano emergere la domanda di lavoro delle imprese, e che colleghino a quest’ultima degli interventi utili e necessari.
Salvo Messina,
Presidente Solco