Può essere utile leggere i risultati ottenuti in 10 anni dal programma Garanzia Giovanni in favore delle fasce più svantaggiate (i famosi NEET)? Cosa ci hanno insegnato (o avrebbero dovuto) tali evidenze?
Intanto, i soggetti presi in carico dagli organismi preposti sono circa l’80% di coloro precedentemente iscritti al programma (1,5 milioni su oltre 1,7 milioni).
Sembra un ottimo risultato, ma approfondendo si scopre che questa cifra cala al 65% se ci si concentra sui presi in carico nei primi due mesi (come consigliato dall’UE). E poi solo 879.000 su 1,5 milioni di soggetti sono stati effettivamente avviati ad un’azione prevista dal programma.
Da questi pochi dati emerge con forza il numero impressionante di giovani che il programma si è perso per strada, nonché la assoluta incompatibilità dei tempi di presa in carico con la richiesta di supporto che questi soggetti esprimono o si aspettano.
Ma l’esperienza di Garanzia Giovani è stata in qualche modo recepita nell’impostazione del programma che la ha sostituita? Parliamo della Garanzia di Occupabilità dei Lavoratori (GOL), una misura prevista dal PNRR che ha una dote di 4,5 miliardi fino al 2025. Dunque un programma molto importante per soggetti che fanno fatica ad inserirsi nel nostro mercato del lavoro.
A vedere quello che succede in quasi tutte le Regioni (con poche eccezioni), non sembra proprio che si sia modo fatto tesoro dell’esperienza di Garanzia Giovani. Dopo la corsa alla profilazione degli utenti per raggiungere il target del PNRR per il 2022, gli utenti inseriti in una delle linee previste (formazione e/o orientamento) sono in attesa da oltre 6 mesi di essere coinvolti nelle relative attività. È evidente che in questo modo, oltre a frustrare le aspettative dei beneficiari, si rendono del tutto inefficaci gli interventi quando poi vengono realizzati.
Il recente Decreto Lavoro (D.L. 48/2023) aggiunge a questo proposito ulteriori criticità molto rilevanti. Basti pensare alla sostituzione del Reddito Di Cittadinanza con le due nuove misure previste: l’Assegno Di Inclusione (ADI) per i soggetti “non occupabili” ed il Sostegno per la Formazione e il Lavoro (SFL) per gli “occupabili”. Questi ultimi dovrebbero ricevere un’indennità di 350 euro per un anno, a fronte della partecipazione ad attività di formazione; ma chi organizzerà queste attività, dove, in che tempi?
Il sistema fino ad oggi ha dato scarse prove d’efficienza ed efficacia e pare difficile che allo stato attuale emergano capacità inespresse. Non si vede il grande disegno riformatore e non si vede nessuna possibile connessione con la domanda di lavoro che l’economia propone. Si fa, e male, un po’ di assistenza
Salvo Messina,
Presidente Solco.