Negli ultimi mesi ci siamo spesso soffermati sulle difficoltà delle aziende nel reperire risorse umane ed abbiamo denunciato i ritardi della politica e delle istituzioni nell’agevolare l’incontro tra domanda e offerta, ritenendo questo l’aspetto più grave.
Ho letto dunque con interesse l’ultimo provvedimento della Regione Lombarda in materia di politiche del lavoro.
In breve, un’azienda che individua una nuova risorsa da assumere, la quale necessiti di formazione in ingresso, può ora incaricare direttamente un Ente formativo accreditato alla Regione per realizzare l’erogazione. La Regione rimborsa all’azienda i costi sostenuti, fino a 3 mila euro. Se capisco bene, il corso potrà essere effettuato anche per un singolo allievo e per le ore necessarie. Condivido meno la scelta di offrire alle aziende, una volta assunta la risorsa, un ulteriore incentivo (da 4 a 9 mila euro) a seconda dell’età e/o del genere della persona; se l’azienda ha già deciso di assumere, perché darle un premio? Inoltre l’impresa assume una risorsa di cui ha bisogno a prescindere dal genere o dall’età. La logica degli incentivi avrebbe senso se il datore di lavoro assumesse in virtù del crescente incentivo. Ma ci rendiamo conto dei costi di una risorsa a tempo indeterminato? E come può l’incentivo abbatterli in modo significativo? Sono stato sempre convinto che queste agevolazioni siano risorse buttate via.
Detto questo, resta l’aspetto che ritengo più innovativo: l’approccio proposto dalla Regione Lombardia cambia radicalmente il modo di concepire la formazione finanziata dalle Regioni. Intanto si passerebbe da interventi orientati all’occupabilità – su cui si basano quasi tutte le misure pubbliche, tra cui il recente programma GOL, con risultati poco apprezzabili – ad azioni mirate alla creazione di occupazione. Inoltre, elemento di non di poco conto è quello di immaginare un modello che superi gli orpelli burocratici e rigidi delle nostre Regioni, per realizzare finalmente attività quando e come servono.
Salvo Messina
Presidente Solco