Anche quest’anno Fondimpresa ed Inapp hanno pubblicato il loro Rapporto di monitoraggio valutativo sulle attività formative finanziate dal principale Fondo Interprofessionale italiano negli anni 2021 e 2022. Il Rapporto è frutto dell’indagine ROLA (Rilevazione delle Opinioni dei Lavoratori e delle Aziende), che mediante oltre 15.000 interviste online dà conto dell’impatto degli investimenti di Fondimpresa, tanto sui processi produttivi delle aziende quanto sull’approccio lavorativo dei destinatari.
Intanto bisogna riconoscere a Fondimpresa il merito di essersi dotata di uno strumento stabile di monitoraggio e valutazione delle proprie attività. Prassi di questo tipo, purtroppo, non sono molto diffuse nel nostro Paese. Non le troviamo quasi mai, in particolare, negli interventi pubblici relativi alla formazione del Fondo Sociale Europeo e nelle stesse politiche del lavoro. Pertanto, raramente abbiamo la possibilità di valutare l’efficacia di tali interventi e di elaborare eventuali cambiamenti.
Il rapporto fornisce a noi addetti ai lavori una messe di dati rilevanti per ciò che attiene ai contenuti dei piani formativi, alle metodologie didattiche e ai cambiamenti percepiti dai lavoratori nei processi produttivi a seguito dell’intervento formativo. Così come illumina sulle differenze tra Nord e Sud e tra grandi imprese e PMI nel ricorso alla formazione.
Nelle conclusioni del Rapporto è espresso il messaggio chiave: “una formazione ben progettata ed aderente alle necessità aziendali, nonché una buona dose di contenuti pratici nel corso, favoriscono una probabilità più elevata che vi siano delle novità sia sulle attività svolte sia nell’azienda”. Una buona sintesi di quello che dovremmo privilegiare quando effettuiamo l’analisi dei fabbisogni formativi di un’impresa e definiamo la progettazione formativa.
Rispetto a tutte le considerazioni che il Rapporto ci induce mi soffermerei su tre aspetti.
Il primo si riferisce al ruolo che assume la dimensione dell’azienda: più l’azienda è grande e più vengono progettate e realizzate azioni formative.
In secondo luogo penso sia necessario nelle PMI immaginare approcci formativi e metodologie specifiche. In altri termini non si può pensare semplicisticamente di riproporre metodologie, durata e contenuti buoni per le grandi imprese. Le azioni formative devono essere brevi e pensate per piccoli gruppi.
Infine penso che vada accolta con entusiasmo la richiesta che la formazione abbia contenuti pratici. Questo significa che in molte situazioni la formazione dovrebbe assumere un approccio quasi consulenziale e di affiancamento, consentendo l’implementazione di nuovi modi di lavorare o l’introduzione di nuovi strumenti operativi. Quindi una formazione che in qualche modo supera il suo essere un prodotto immateriale per “concretizzarsi” nella realtà aziendale.
Salvo Messina
Presidente Solco