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La nuova cultura del lavoro è irreversibile, meglio attrezzarsi

La pubblicazione dell’VIII Rapporto Censis – Eudaimon ci dà l’occasione per tornare a parlare del tema del benessere dei lavoratori nei diversi contesti lavorativi e del valore che il lavoro tende ad assumere. L’indagine, svolta su un campione di lavoratori e dirigenti, segnala come la salute, la tranquillità e l’equilibrio siano diventati fondamentali nella valutazione del proprio status e del proprio lavoro salute. Quello che viene confermato con forza dalla maggioranza assoluta degli intervistati è che il lavoro, seppure ancora molto importante, non rappresenta più il fulcro intorno a cui far ruotare tutto.

“Sono saltate le mura dell’azienda con il resto della società dal punto di vista del singolo individuo e pertanto la persona che ne varca la soglia per assumere la veste sociale del lavoratore porta con sé l’insieme di risorse e problematiche che lo caratterizzano altrove”, si legge nel Rapporto. Porta, cioè, nell’azienda competenze, energie, ma nello stesso tempo problemi e disagi della propria vita e della propria famiglia. Questo, ovviamente, succedeva anche in passato, ma oggi sta assumendo dimensioni non immaginabili.

Infatti, se leggiamo i dati nel dettaglio scopriamo che per l’83,4% degli intervistati è prioritario che il lavoro contribuisca al proprio benessere olistico e dunque complessivo (fisico, mentale e psicologico), come risulta decisivo per il 94,6% avere un buon rapporto con colleghi e superiori ed avere riconosciuto un buon grado di autonomia nel lavoro, oltre ovviamente a forme di flessibilità nell’orario (importante per il 51%). Da questo punto di vista lo smart working viene considerato molto utile dal 64% degli intervistati, proprio come modalità utile a migliorare il rapporto tra tempi di vita e di lavoro. Quello che traspare dai dati è che il lavoro a distanza è entrato nella sua fase fisiologica e che seppur innalza il benessere soggettivo, “È ormai desueta la visione salvifica che attribuiva allo smart working una centralità per un lavoro più a usura di benessere delle persone”.

Su tutti questi versanti, per il 63,5% la propria azienda potrebbe fare molto di più. E qui veniamo senza ombra di dubbio al tema centrale: come l’azienda potrebbe fare di più? Intanto penso che dovrebbe crescere la consapevolezza sulla dimensione che il fenomeno sta via via assumendo e sui rischi connessi al far finta di niente.

La prima scelta da fare è quella di darsi momenti ed approcci di ascolto: cosa è veramente sentito ed importante per i nostri collaboratori? Quali scelte, strumenti, servizi possono essere la risposta a bisogni così articolati? Certamente le tante esperienze di welfare aziendale, ad esempio, possono rappresentare una prima risposta importante, ma tante altre possono essere prese in considerazione (formazione, affiancamento, etc.).

Il tema però pone anche questioni di portata più generale: l’occupazione tende a spostarsi per effetto dello sviluppo del nostro Paese dai settori manifatturieri a quelli dei servizi. Infatti rispetto a 20 anni fa registriamo -614mila occupati nel settore manifatturiero e +2,5 milioni nei servizi (di cui ben 631mila nella ristorazione e accoglienza).

Questo dato di per sé potrebbe non essere negativo se non fosse che in questi settori il valore aggiunto per addetto ha registrato una riduzione molto sensibile (ristorazione e alloggi -22,4%). E quindi di conseguenza scarso contenuto professionale e lavoro povero.

“In tale contesto strutturale, al di là delle resistenze culturali o di interessi, il sistema della imprese ha difficoltà ad elaborare soluzioni appropriate…”. Ma sappiamo, d’altra parte, che è proprio rispetto a questi settori che si registra il più alto divario tra domanda ed offerta di lavoro. “L’economia dei servizi a basso valore aggiunto diventa una trappola per l’economia italiana, perché genera tanta occupazione poco gratificante e poco coinvolgente e con retribuzioni tendenzialmente basse”.

Veniamo qui, appunto, al tema del senso del lavoro, del suo significato e del rapporto che si tende a stabilire con esso. C’è dunque da pensare seriamente a politiche appropriate sia sul versante delle imprese che del sostegno alla qualificazione di interi comparti dei nostri servizi.

Salvo Messina

Presidente Solco

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Sicilia

QUANTI TIROCINI POSSONO ESSERE ATTIVATI IN UN’AZIENDA?

  • 1 tirocinante se l’azienda ha fino a 5 dipendenti;
  • 2 tirocinanti se l’azienda ha da 6 a 20 dipendenti;
  • 10% di tutti i dipendenti per un organico superiore alle 20 unità.

CHI SONO I DESTINATARI?

Disoccupati, inoccupati, persone svantaggiate.

QUAL È LA DURATA DEL TIROCINIO?

Il tirocinio non può essere inferiore ai 2 mesi (salvo eccezioni) e non superiore ai 6 mesi, escluso per persone con disabilità che può essere attivato fino a 24 mesi.

QUALI SONO I TEMPI DI ATTIVAZIONE?

In qualsiasi momento.

QUANDO SI ATTIVA, INTERROMPE O PROROGA UN TIROCINIO, è NECESSARIO EFFETTUARE LA COMUNICAZIONE OBBLIGATORIA?

Si ed è a carico dell’azienda ospitante.

QUAL è L’INDENNITà MENSILE?

L’indennità mensile non può essere inferiore ai 300 euro.

A CARICO DI CHI è L’ASSICURAZIONE INAIL E LA RC?

A carico dell’azienda ospitante.

Lazio

QUANTI TIROCINI POSSONO ESSERE ATTIVATI IN UN’AZIENDA?

  • 1 tirocinante se l’azienda ha fino a 5 dipendenti;
  • 2 tirocinanti se l’azienda ha da 6 a 20 dipendenti;
  • 10% di tutti i dipendenti per un organico superiore alle 20 unità.

CHI SONO I DESTINATARI?

Disoccupati, inoccupati, persone svantaggiate.

QUAL È LA DURATA DEL TIROCINIO?

Il tirocinio non può essere inferiore ai 2 mesi (salvo eccezioni) e non superiore ai 6 mesi, escluso per persone con disabilità che può essere attivato fino a 24 mesi.

QUALI SONO I TEMPI DI ATTIVAZIONE?

In qualsiasi momento.

QUANDO SI ATTIVA, INTERROMPE O PROROGA UN TIROCINIO, è NECESSARIO EFFETTUARE LA COMUNICAZIONE OBBLIGATORIA?

Si ed è a carico dell’azienda ospitante.

QUAL è L’INDENNITà MENSILE?

L’indennità mensile è di 800 euro.

A CARICO DI CHI è L’ASSICURAZIONE INAIL E LA RC?

A carico dell’azienda ospitante.

Abruzzo

QUANTI TIROCINI POSSONO ESSERE ATTIVATI IN UN’AZIENDA?

  • 1 tirocinante se l’azienda ha fino a 6 dipendenti
  • 2 tirocinanti se l’azienda ha da 7 a 19 dipendenti
  • 10% di tutti i dipendenti per un organico superiore alle 20 unità.

CHI SONO I DESTINATARI?

Disoccupati, inoccupati, persone svantaggiate.

QUAL È LA DURATA DEL TIROCINIO?

Il tirocinio non può essere inferiore ai 2 mesi (salvo eccezioni) e non superiore ai 6 mesi, escluso per persone con disabilità che può essere attivato fino a 24 mesi.

QUALI SONO I TEMPI DI ATTIVAZIONE?

In qualsiasi momento.

QUANDO SI ATTIVA, INTERROMPE O PROROGA UN TIROCINIO, è NECESSARIO EFFETTUARE LA COMUNICAZIONE OBBLIGATORIA?

Si ed è a carico dell’azienda ospitante.

QUAL è L’INDENNITà MENSILE?

L’indennità mensile non può essere inferiore ai 600 euro.

A CARICO DI CHI è L’ASSICURAZIONE INAIL E LA RC?

A carico dell’azienda ospitante.