Nell’ultimo numero della rivista scientifica SINAPPSI (pubblicata dall’INAPP), Massimo De Minicis e Lucia Zabatta discutono la proposta dell’economista americano Hyman Minsky sullo Stato come datore di lavoro di ultima istanza. Il fine ultimo, di chiara impronta keyinesiana, è quello di trovare soluzioni per raggiungere una vera piena occupazione. Ciò avverrebbe spostando gli interventi di policy e gli investimenti pubblici dall’offerta di lavoro – che si concentrano sull’occupabilità degli individui – alla domanda, assumendo che la disoccupazione derivi dall’incapacità delle imprese di creare posti di lavoro per tutti/e. Questo vorrebbe dire superare la logica compensativa del welfare (che fornisce assistenza a chi si trova senza lavoro) in favore di un lavoro garantito a tutti/e.
In Italia ci sono certamente questioni irrisolte dal lato dell’offerta di lavoro: pensiamo in primis al disallineamento relativo alle competenze più sofisticate, con molte imprese che ne lamentano la scarsa disponibilità. Ma anche al crescente rifiuto per certe tipologie di lavori (su questo ci siamo soffermati più volte nei nostri commenti settimanali). Se anche affrontati concretamente, non riusciremmo comunque a perseguire una vera piena occupazione.
Dunque che fare?
La proposta dell’economista americano prevede di mettere in valore lavori non sempre considerati tali – si veda in primis il lavoro di cura – nonché di estendere gli ambiti occupazionali in attività quali la protezione dell’ambiente, la manutenzione delle comunità urbane ed il miglioramento dei servizi alle persone.
Nell’articolo vengono proposte alcune esperienze realizzate in Paesi quali l’Austria, la Francia e l’India. Un’esperienza similare si sta avviando anche a Roma per iniziativa del Comune di Roma e dell’Università La Sapienza, nei quartieri di Tor Bella Monica e Corviale.
Da un punto di vista operativo, un simile progetto prevederebbe tre tappe:
- Mappa dei bisogni emergenti;
- Animazione e costruzione di una strategia occupazionale a livello territoriale;
- Formazione ed accompagnamento al lavoro.
Siamo sempre stati convinti che, nelle grandi città come Roma, il tema dell’occupazione, tanto più per i lavoratori meno qualificati, vada affrontato a livello locale (su questi temi Solco aveva a suo tempo sottoscritto un protocollo con il Municipio II).
Secondo me si tratterebbe di liberare risorse che ad oggi finanziano – senza ottenere alcun risultato pratico, come evidenziato dallo stesso INAPP – i cosiddetti incentivi alle assunzioni, assegnandole invece a progetti di questa natura, che potrebbero generare vera occupazione aggiuntiva. Le strutture del privato sociale e in generale del Terzo Settore potrebbero essere gli organizzatori e gestori di queste attività.
Certo non voglio nascondere le difficoltà: basta pensare al fallimento dei lavori socialmente utili o alle deludenti esperienze dei Comuni italiani con i percettori del reddito di cittadinanza.
Ma forse qualche tentativo o almeno una discussione andrebbero avviati.
Salvo Messina
Presidente Solco