Nei giorni scorsi, presso l’Assessorato alle Politiche Sociali del Comune di Roma, si è tenuto l’atteso incontro tra l’EBTL (Ente Bilaterale del Turismo del Lazio) e le associazioni del terzo settore che, nella città di Roma, si occupano di assistere immigrati ed individui svantaggiati. L’incontro aveva l’obiettivo di avviare un progetto per facilitare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro nel settore del turismo. In sostanza, si tratta di intervenire sul paradosso più incredibile: da un lato le aziende del turismo non trovano manodopera, dall’altro abbiamo ancora troppi disoccupati.
EBTL ha già individuato le figure più ricercate e difficili da reperire nel nostro mercato del lavoro: addetti mensa, camerieri ai piani e di sala, banconisti, commis di cucina, facchini, operatori di fast food, per fare alcuni esempi. Dunque siamo in presenza di figure professionali che necessitano di una formazione di ingresso, ma che potrebbe essere realizzata in tempi relativamente brevi.
La scommessa del progetto sta proprio in questo: fornire una formazione agli operatori del terzo settore che li metta in condizione di fare ricerca e selezione tra i propri utenti e consentire a questi ultimi di accedere ai colloqui con le aziende, magari dopo aver partecipato a qualche attività formativa specifica. Il punto centrale di questo progetto è quello di mettere in connessione domanda e offerta (come vediamo, esistono entrambi), immaginando percorsi che si fanno carico sia delle esigenze dell’offerta (competenze, aspettative, limiti), sia della domanda (profili e soggetti inseribili nei diversi contesti organizzativi).
In fondo, il progetto scopre l’acqua calda: si limita a mettere insieme quello che già esiste in natura. Sono proprio questi i progetti che dovrebbero essere messi in campo dai vari soggetti chi si occupano di politiche del lavoro.
Al contrario, continuiamo ad assistere a programmi come GOL (Garanzia Occupabilità Lavoratori) che hanno come missione il supporto ai disoccupati per inserirsi/reinserirsi nel mercato del lavoro, agendo sulla loro “occupabilità”. Tuttavia, sono programmi che non li mettono direttamente in connessione con la domanda, ma li avviano a corsi di formazione che dovrebbero, in teoria, migliorare le loro competenze, al fine di renderli appetibili per il mercato del lavoro. È ormai ampiamente noto che, partendo dall’offerta, difficilmente si riesce a raggiungere la domanda: chi supporta un disoccupato senza interrogare quest’ultima, quasi mai riesce a sapere quale azienda potrebbe essere interessata alle competenze dell’assistito/a. Nella migliore delle ipotesi, quindi, si finisce per offrire una formazione poco mirata e qualche forma di assistenza.
Bisognerebbe partire dalla domanda e costruire tanti piccoli progetti, come quello dell’EBTL, nei settori con maggiore richiesta di manodopera, affidando loro risorse per la formazione specifica e l’accompagnamento al lavoro.
Salvo Messina
Presidente Solco