L’agenzia Spazio Lavoro della Regione Lazio, in concerto con la Direzione regionale del settore, ha chiesto la pubblicazione sul BUR di una Determina Dirigenziale che ridefinisca i ruoli e i compiti delle Agenzie per il Lavoro (APL) nell’ambito del programma Garanzia di Occupabilità dei Lavoratori (GOL). La Determina dovrebbe “promuovere un modello di raccordo pubblico-privato che consenta la cooperazione tra soggetti della rete regionale dei servizi per il lavoro” a partire dall’accoglienza e dalla presa in carico, fino alla profilazione ed alla stipula del patto di servizio. Siamo in presenza di un sostanziale cambio di paradigma: dalla divisione netta dei compiti e ruoli tra Centri per l’Impiego (CPI) e APL ad un modello in cui tutti i soggetti possono proporre gli stessi servizi. Personalmente sono anni che auspico una soluzione di questo tipo. Era assolutamente anacronistica la divisione delle funzioni tra pubblico e privato (che permane in verità in quasi tutte le Regioni italiane), poiché ha reso farraginosa, lenta e spesso burocratica la gestione di misure che avrebbero dovuto agilmente supportare i soggetti che più faticano ad inserirsi e permanere nel mercato del lavoro. Ma come si è arrivati a questa “sconvolgente” decisione?
Alla fine del 2022, con colpevole ritardo, la Regione si era resa conto che i CPI non avrebbero raggiunto il target delle profilazioni previste da GOL, coinvolgendo in fretta e furia APL e Centri formativi accreditati per rispettare le scadenze. Cosa che sta avvenendo anche quest’anno: il rischio di non raggiungere i successivi target di erogazione delle attività formative e di orientamento ed accompagnamento al lavoro è più che concreto. Bisogna riconoscere a questa Giunta un approccio più pragmatico che è mancato alla Giunta di sinistra della passata consiliatura. Un modello misto pubblico-privato, a mio modo di vedere, consentirebbe anche di assumere un approccio più vicino all’utente. Le politiche del lavoro hanno qualche possibilità di successo se sono capaci di scandagliare la domanda e parallelamente attivare con azioni mirate e tempestive i giovani (e non solo) senza lavoro. Consentire alle APL di promuovere il programma, informare i giovani, profilarli ed avviarli al lavoro nei singoli territori può imprimere un cambio di marcia alle politiche attive del lavoro, mettendovi al centro gli individui che ne hanno più bisogno.
Salvo Messina,
Presidente Solco