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Formazione continua in Italia: tra progressi, disparità e occasioni mancate

La recente pubblicazione del XXIV Rapporto sulla formazione continua annualità 2023-2024 da parte dell’INAPP offre spunti interessanti per una riflessione sullo stato della formazione degli adulti e di quella erogata in ambito aziendale in Italia. Un primo dato che emerge è l’incremento della partecipazione alla formazione da parte della popolazione adulta, che nel 2024 ha toccato l’11%. Pur rappresentando un segnale positivo, questa crescita si rivela ancora troppo graduale se confrontata con le rapide innovazioni tecnologiche e di processo che caratterizzano il panorama attuale. Il Rapporto, di fatto, ribadisce una dinamica già osservata negli anni precedenti: la formazione tende a prosperare maggiormente negli ambiti già avanzati e performanti.

Un dato positivo riguarda i lavoratori occupati, il cui coinvolgimento in attività formative si attesta stabilmente sulla media europea del 13%. Tuttavia, il quadro cambia drasticamente per i disoccupati: nel corso dell’ultimo anno, solo il 6,9% ha partecipato a corsi di formazione, un dato inferiore alla media europea del 14,1%. Non c’è dubbio che, su questo fronte, siamo in presenza di un’inefficacia delle politiche regionali dedicate, come il Fondo Sociale Europeo (FSE) e il programma GOL (Garanzia Occupabilità Lavoratori). A conferma di ciò, durante la presentazione del Rapporto, il Direttore Centrale delle Politiche del Lavoro e Welfare di Confcommercio, Guido Lazzarelli, ha riportato che aveva chiesto alle strutture territoriali di verificare il nesso tra le attività di formazione realizzate con il programma GOL e le assunzioni nel settore. La risposta è stata disarmante: a fronte di 280.000 posti di lavoro vacanti, gli occupati assunti dopo un corso (i pochi svolti) sono vicini allo 0. Ciò indica non solo una carenza di percorsi formativi mirati all’inserimento lavorativo dei giovani, ma anche una preoccupante disconnessione tra la formazione offerta e le reali esigenze del mercato del lavoro.

Le disparità si accentuano ulteriormente analizzando la condizione professionale. Il tasso di partecipazione per le professioni ad alta qualifica è del 21,6%, superando la media europea del 19%, mentre per le qualifiche tecniche e intermedie, la partecipazione si allinea alla media europea (11,3%). Il dato crolla però per le basse qualifiche, fermandosi a circa il 5%, valore inferiore anche alla media europea del 6,3%.

Lo stesso discorso vale per la dimensione delle imprese: la formazione è significativamente più diffusa nelle grandi aziende. Al contrario, nelle PMI e soprattutto nelle microimprese (fino a 9 dipendenti), la formazione è scarsa e spesso limitata a quella obbligatoria per legge. Questa situazione non trova un adeguato bilanciamento neppure attraverso i fondi interprofessionali, con le microaziende che beneficiano di quote minime (dall’1,5% del fondo Conoscenza al 15,8% di Fondimpresa). Paradossalmente, a conferma del concetto che “le cose funzionano meglio dove già funzionano”, è proprio in queste realtà più piccole che vi sarebbe un maggiore fabbisogno formativo.

D’altra parte, va riconosciuto che gli stessi operatori della formazione incontrano difficoltà nel proporre iniziative formative efficaci in un tessuto imprenditoriale così frammentato e con limitate capacità di investimento come quello delle microimprese. Appare dunque indispensabile la sperimentazione di nuovi modelli formativi, che ripensino i contenuti e le metodologie per renderli più accessibili e funzionali alle esigenze delle aziende di minori dimensioni (microlearning, formazione e consulenza per l’introduzione di innovazioni di processo e di prodotto).

Ancora una volta, emerge la necessità di scelte politiche forti e capaci di intervenire per sostenere concretamente i processi formativi laddove si registrano maggiori ostacoli. Continuare a investire solo dove le cose già funzionano significa ampliare le disuguaglianze e perdere opportunità preziose.

Investire nella formazione là dove è più difficile non è solo una sfida tecnica, è una questione di giustizia sociale ed economica.

Salvo Messina

Presidente Solco

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Sicilia

QUANTI TIROCINI POSSONO ESSERE ATTIVATI IN UN’AZIENDA?

  • 1 tirocinante se l’azienda ha fino a 5 dipendenti;
  • 2 tirocinanti se l’azienda ha da 6 a 20 dipendenti;
  • 10% di tutti i dipendenti per un organico superiore alle 20 unità.

CHI SONO I DESTINATARI?

Disoccupati, inoccupati, persone svantaggiate.

QUAL È LA DURATA DEL TIROCINIO?

Il tirocinio non può essere inferiore ai 2 mesi (salvo eccezioni) e non superiore ai 6 mesi, escluso per persone con disabilità che può essere attivato fino a 24 mesi.

QUALI SONO I TEMPI DI ATTIVAZIONE?

In qualsiasi momento.

QUANDO SI ATTIVA, INTERROMPE O PROROGA UN TIROCINIO, è NECESSARIO EFFETTUARE LA COMUNICAZIONE OBBLIGATORIA?

Si ed è a carico dell’azienda ospitante.

QUAL è L’INDENNITà MENSILE?

L’indennità mensile non può essere inferiore ai 300 euro.

A CARICO DI CHI è L’ASSICURAZIONE INAIL E LA RC?

A carico dell’azienda ospitante.

Lazio

QUANTI TIROCINI POSSONO ESSERE ATTIVATI IN UN’AZIENDA?

  • 1 tirocinante se l’azienda ha fino a 5 dipendenti;
  • 2 tirocinanti se l’azienda ha da 6 a 20 dipendenti;
  • 10% di tutti i dipendenti per un organico superiore alle 20 unità.

CHI SONO I DESTINATARI?

Disoccupati, inoccupati, persone svantaggiate.

QUAL È LA DURATA DEL TIROCINIO?

Il tirocinio non può essere inferiore ai 2 mesi (salvo eccezioni) e non superiore ai 6 mesi, escluso per persone con disabilità che può essere attivato fino a 24 mesi.

QUALI SONO I TEMPI DI ATTIVAZIONE?

In qualsiasi momento.

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Si ed è a carico dell’azienda ospitante.

QUAL è L’INDENNITà MENSILE?

L’indennità mensile è di 800 euro.

A CARICO DI CHI è L’ASSICURAZIONE INAIL E LA RC?

A carico dell’azienda ospitante.

Abruzzo

QUANTI TIROCINI POSSONO ESSERE ATTIVATI IN UN’AZIENDA?

  • 1 tirocinante se l’azienda ha fino a 6 dipendenti
  • 2 tirocinanti se l’azienda ha da 7 a 19 dipendenti
  • 10% di tutti i dipendenti per un organico superiore alle 20 unità.

CHI SONO I DESTINATARI?

Disoccupati, inoccupati, persone svantaggiate.

QUAL È LA DURATA DEL TIROCINIO?

Il tirocinio non può essere inferiore ai 2 mesi (salvo eccezioni) e non superiore ai 6 mesi, escluso per persone con disabilità che può essere attivato fino a 24 mesi.

QUALI SONO I TEMPI DI ATTIVAZIONE?

In qualsiasi momento.

QUANDO SI ATTIVA, INTERROMPE O PROROGA UN TIROCINIO, è NECESSARIO EFFETTUARE LA COMUNICAZIONE OBBLIGATORIA?

Si ed è a carico dell’azienda ospitante.

QUAL è L’INDENNITà MENSILE?

L’indennità mensile non può essere inferiore ai 600 euro.

A CARICO DI CHI è L’ASSICURAZIONE INAIL E LA RC?

A carico dell’azienda ospitante.