La pubblicazione del Monitor sul Lavoro (Collana Osservatori n.27) da parte di Federmeccanica (federazione aderente a Confindustria) ci offre l’occasione per continuare la nostra riflessione sui temi del lavoro e della rappresentazione che ne hanno gli italiani. Un primo elemento da evidenziare è la fine della cultura monolitica del lavoro, che ha ormai lasciato il passo ad un insieme eterogeneo di approcci e significati associati ad esso. I giovani, ad esempio, a differenza degli adulti tendono a considerare il lavoro come un percorso di sviluppo e di crescita professionale, dunque non più un adempimento legato ad un luogo fisico.
Inoltre, i giovani trovano desiderabile poter esercitare un ruolo sulle decisioni e sulle strategie aziendali; più in generale, sono attratti dai luoghi di lavoro che pongono attenzione alla persona oltre che al profitto.
Strettamente collegato è il tema del significato che il lavoro assume nella nostra vita. Sebbene molti giovani lo considerino come un modo per imprimere cambiamenti sul mondo, in una prospettiva che riempie di senso la propria vita, per tanti altri il lavoro sta perdendo la sua forza identitaria, come dimostrano i cambiamenti repentini nelle aspettative sull’equilibrio tra vita professionale e vita privata, in netto favore di quest’ultima. Siamo di fronte ad un cambio di paradigma, in particolare in quei lavori non prettamente manuali.
In questi giorni l’Istat ha pubblicato i dati sull’andamento del mercato del lavoro in agosto. I risultati sono confortanti: l’occupazione continua a crescere e si riduce il tasso di disoccupazione. Di questi dati vorrei richiamare l’attenzione sulla composizione della nostra occupazione. Dei 23.593.000 lavoratori italiani, risultano a tempo indeterminato 15.566.000 individui, mentre sono 2.979.000 quelli a tempo determinato e 5.048.000 i lavoratori autonomi. Di fronte a questa articolazione ha senso parlare, come si tende a fare, di crescente precarietà del lavoro? Non sarebbe più utile e necessario aggiornare la nostra agenda con le questioni della qualità del lavoro, della partecipazione dei lavoratori allo sviluppo dell’impresa e dello stesso salario minimo? La ricerca di Federmeccanica ci conferma la rilevanza di questi temi e ci stimola ad affrontare le problematiche decisive per lo sviluppo del nostro Paese.
Salvo Messina.
Presidente Solco