Con molti squilli di tromba, l’Anpal (Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro) ha annunciato il raggiungimento da parte di tutte le Regioni del target dei destinatari (disoccupati e inoccupati di varia natura) da coinvolgere nel Programma GOL (Garanzia Occupabilità Lavoratori).
In questa prima fase, si trattava di profilare i destinatari per poi avviarli ad una delle azioni previste dal Programma.
Non credo sia qui il caso di tornare sul modo con cui questo risultato è stato raggiunto in molte Regioni (meglio stendere un velo pietoso); vorrei invece richiamare l’attenzione su quello che è successo – o meglio dire, non è successo – dopo.
Sono passati quasi due mesi, pensate che qualcuno sia stato avviato ad una qualsiasi azione di formazione e/o accompagnamento al lavoro? Nulla di tutto questo. Quello che prevale, è doloroso dirlo, è l’aspetto burocratico: “dovevamo profilare e lo abbiamo fatto, ora siamo a posto”.
Così si finisce per dimenticare che in quel target ci sono persone in carne ed ossa che aspettano una risposta e che avrebbero bisogno di qualcuno che si faccia carico del loro problema – la ricerca di un lavoro – in tempo reale, mentre troppo spesso il lavoro se lo trovano da soli. Così, quando quel supporto non serve più, magari qualcuno gli propone invece un corso di formazione da frequentare.Senza dimenticare che in pochi mesi, coloro definiti “occupabili” tra i percettori del reddito di cittadinanza, se non collocati non riceveranno più alcuna indennità. Ma nel frattempo, non si sta facendo nulla di concreto per costruire percorsi di reinserimento occupazionale per questi soggetti.
Per me, la cosa più sorprendente è che mancano lavoratori in moltissimi settori da collocare. E allora? Perché non utilizzare al meglio le ingenti risorse stanziate per la formazione e le politiche attive? Parliamo di 4,5 miliardi per il programma Gol e di 28 miliardi di Fondo Sociale Europeo fino al 2025. Ma in molte situazioni non saranno spesi, oppure speri male e tardi.
Salvo Messina,
Presidente Solco