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La formazione è a pieno titolo un nuovo ambito di tutela del lavoro. È ora che il sindacato se ne faccia seriamente carico.

La Fondazione Di Vittorio ha da poco pubblicato i risultati di una ampia indagine (circa 31mila lavoratori italiani coinvolti) sulle condizioni di lavoro. Mi colpisce che la formazione figuri al secondo posto (29,4%) tra gli aspetti considerati da migliorare nella propria azienda, prima di temi molto sentiti quali le stabilizzazioni contrattuali, i carichi di lavoro e la sicurezza e seconda solamente alla retribuzione. Va precisato subito che l’85% dei rispondenti al questionario è iscritto al Sindacato, dunque fa parte di un universo ben preciso. Tuttavia, proprio il fatto che i lavoratori sindacalizzati esprimano una domanda di maggiore e migliore formazione dovrebbe far riflettere. Se poi si confrontano questi risultati con la visione negativa riportata nella maggior parte dei casi sul futuro della propria azienda, e con la relativa scarsa propensione all’innovazione, la richiesta di formazione diviene ancor più significativa.

Maurizio Landini (Segretario Generale della CGIL), nella sua relazione al Congresso Nazionale che lo ha da poco riconfermato, ha insistito in diversi momenti sull’importanza che la formazione deve assumere nella contrattazione nazionale e di secondo livello: “Il diritto alla formazione diventi permanente; così come il diritto alla contrattazione dei contenuti di essa”, cui si aggiunge la richiesta di garantire “il riconoscimento della formazione continua ed il diritto soggettivo come elementi strutturali dell’orario di lavoro”. Sono affermazioni molto importanti, tanto più se confrontate con la necessità del nostro sistema produttivo di innovazioni di prodotto e di processo, guidate dalle trasformazioni digitali e dalla transizione ecologica.

Mi limito a dire che questa accresciuta sensibilità dei lavoratori e dei vertici sindacali non mi sembra altrettanto diffusa tra i quadri intermedi del sindacato. Nelle loro relazioni, nelle loro “vertenze” spesso non se ne trova traccia.

Mossi dalla consapevolezza della crescente importanza di negoziare la formazione, nel 2022 Solco ha promosso la redazione di un vero e proprio Vademecum sulla contrattazione della formazione, destinato a delegati e funzionari sindacali. In esso sono presentate le priorità di azione, gli strumenti disponibili e le migliore pratiche esistenti in Italia, utili per diversi contesti aziendali.

Per chi fosse interessato ad averne una copia, può farcene richiesta scrivendo a e.fedeli@eulabconsulting.it; saremo lieti di fornirla gratuitamente. Chi come noi organizza progetti formativi ha tutto l’interesse a confrontarsi con le parti sociali per definire percorsi utili ai cambiamenti organizzativi. Solo in questo modo la formazione diviene un vero strumento di supporto alle imprese ed ai lavoratori che in esse operano.

Salvo Messina,
Presidente Solco

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Sicilia

QUANTI TIROCINI POSSONO ESSERE ATTIVATI IN UN’AZIENDA?

  • 1 tirocinante se l’azienda ha fino a 5 dipendenti;
  • 2 tirocinanti se l’azienda ha da 6 a 20 dipendenti;
  • 10% di tutti i dipendenti per un organico superiore alle 20 unità.

CHI SONO I DESTINATARI?

Disoccupati, inoccupati, persone svantaggiate.

QUAL È LA DURATA DEL TIROCINIO?

Il tirocinio non può essere inferiore ai 2 mesi (salvo eccezioni) e non superiore ai 6 mesi, escluso per persone con disabilità che può essere attivato fino a 24 mesi.

QUALI SONO I TEMPI DI ATTIVAZIONE?

In qualsiasi momento.

QUANDO SI ATTIVA, INTERROMPE O PROROGA UN TIROCINIO, è NECESSARIO EFFETTUARE LA COMUNICAZIONE OBBLIGATORIA?

Si ed è a carico dell’azienda ospitante.

QUAL è L’INDENNITà MENSILE?

L’indennità mensile non può essere inferiore ai 300 euro.

A CARICO DI CHI è L’ASSICURAZIONE INAIL E LA RC?

A carico dell’azienda ospitante.

Lazio

QUANTI TIROCINI POSSONO ESSERE ATTIVATI IN UN’AZIENDA?

  • 1 tirocinante se l’azienda ha fino a 5 dipendenti;
  • 2 tirocinanti se l’azienda ha da 6 a 20 dipendenti;
  • 10% di tutti i dipendenti per un organico superiore alle 20 unità.

CHI SONO I DESTINATARI?

Disoccupati, inoccupati, persone svantaggiate.

QUAL È LA DURATA DEL TIROCINIO?

Il tirocinio non può essere inferiore ai 2 mesi (salvo eccezioni) e non superiore ai 6 mesi, escluso per persone con disabilità che può essere attivato fino a 24 mesi.

QUALI SONO I TEMPI DI ATTIVAZIONE?

In qualsiasi momento.

QUANDO SI ATTIVA, INTERROMPE O PROROGA UN TIROCINIO, è NECESSARIO EFFETTUARE LA COMUNICAZIONE OBBLIGATORIA?

Si ed è a carico dell’azienda ospitante.

QUAL è L’INDENNITà MENSILE?

L’indennità mensile è di 800 euro.

A CARICO DI CHI è L’ASSICURAZIONE INAIL E LA RC?

A carico dell’azienda ospitante.

Abruzzo

QUANTI TIROCINI POSSONO ESSERE ATTIVATI IN UN’AZIENDA?

  • 1 tirocinante se l’azienda ha fino a 6 dipendenti
  • 2 tirocinanti se l’azienda ha da 7 a 19 dipendenti
  • 10% di tutti i dipendenti per un organico superiore alle 20 unità.

CHI SONO I DESTINATARI?

Disoccupati, inoccupati, persone svantaggiate.

QUAL È LA DURATA DEL TIROCINIO?

Il tirocinio non può essere inferiore ai 2 mesi (salvo eccezioni) e non superiore ai 6 mesi, escluso per persone con disabilità che può essere attivato fino a 24 mesi.

QUALI SONO I TEMPI DI ATTIVAZIONE?

In qualsiasi momento.

QUANDO SI ATTIVA, INTERROMPE O PROROGA UN TIROCINIO, è NECESSARIO EFFETTUARE LA COMUNICAZIONE OBBLIGATORIA?

Si ed è a carico dell’azienda ospitante.

QUAL è L’INDENNITà MENSILE?

L’indennità mensile non può essere inferiore ai 600 euro.

A CARICO DI CHI è L’ASSICURAZIONE INAIL E LA RC?

A carico dell’azienda ospitante.