Ci siamo soffermati più volte sul paradosso tutto italiano di avere contemporaneamente un alto tasso di disoccupazione e circa un milione di posti di lavoro rimasti non coperti per mancanza di competenze o per il rifiuto di svolgerli. Abbiamo sempre sottolineato che manchino serie politiche attive in grado di incrociare domanda ed offerta, con particolare riferimento a misure formative flessibili e definite sulla base dei reali fabbisogni occupazionali.
Accanto a questo, c’è anche da valutare il modo in cui le imprese “gestiscono” il rapporto di lavoro con I loro collaboratori e se dunque rendono appetibile – o meno – un determinato posto di lavoro. Nei giorni scorsi l’Ispettorato Nazionale del Lavoro ha condotto un’operazione di vigilanza straordinaria, ispezionando 445 aziende dei settori turismo e pubblici servizi su tutto il territorio nazionale. Non sappiamo con quale criterio siano state individuate le aziende e dunque è difficile stimarne il grado di rappresentatività rispetto al quadro generale; fatto sta che i risultati sono veramente inquietanti.
È risultato irregolare il 76% delle aziende, con picchi del 95% nelle regioni del Sud. Su 2.364 rapporti di lavoro verificati, 809 hanno registrato irregolarità, di cui 458 in nero. Gli Ispettori hanno provveduto a comminare 253 provvedimenti di sospensione.
Come è noto, anche per il risalto mediatico dedicatovi, questi settori registrano da molti mesi una elevata difficoltà nel reperimento di manodopera. È giusto sostenere la tesi di una generale disaffezione per certi lavori (o per il lavoro in sé)? Non saranno anche le condizioni di lavoro offerte a rendere poco o per nulla attraenti determinate posizioni lavorative?
E poi, siamo in presenza di settori a basso valore aggiunto per cui per sopravvivere è necessario in qualche misura “sfruttare” i prestatori d’opera? Non credo che sia proprio così; il settore del turismo nel nostro Paese non ha mai registrato presenze così significative e le previsioni, per bocca degli stessi operatori, sono più che mai rosee.
Per affrontare alcune delle criticità evidenziate, di recente Federalberghi ha sottoscritto con la Rete nazionale degli istituti alberghieri (Re.Na.I.A.) e con la Rete degli ITS Turismo due separate intese per l’apprendistato di primo livello e per l’apprendistato di terzo livello. La collaborazione tra l’organizzazione datoriale e gli istituti formativi si propone di ampliare il bacino di manodopera qualificata, puntando su percorsi formativi più attrattivi per i giovani poiché basati su una valida integrazione tra aula ed esperienze in azienda, nonché su contenuti formativi di alto livello. Complessivamente, questi accordi ci sembrano una buona pratica, che punta su una elevata qualificazione professionale e rende fin da subito trasparenti i rapporti tra ragazzi/e e aziende, auspicando che questi ultimi evolvano in successive condizioni contrattuali di qualità.
Nel nostro Paese è sempre più necessario che ognuno faccia la sua parte e che si affrontino i problemi strutturali di ogni comparto, tenendo nella giusta considerazione tutti gli aspetti che ne determinano le dinamiche.
Salvo Messina,
Presidente Solco