L’indagine condotta da Noto sondaggi per il Sole 24 Ore sui giovani e il mondo del lavoro ci consente di sviluppare alcune riflessioni sulle due questioni più rilevanti: i giovani nel lavoro e i giovani che lo cercano.
Sul primo aspetto, i giovani che considerano il loro lavoro quello ideale sono solo l’11% degli intervistati; il 34% immagina di trovarlo prima o poi, mentre il 40% pensa che sia proprio difficile e quasi impossibile trovarlo. Qui ci troviamo di fronte al grandissimo tema della qualità del lavoro, della cultura organizzativa diffusa nelle imprese e delle risposte che i giovani cercano dalla loro occupazione. Penso che di frequente non sia tanto il lavoro ideale che si cerca, ma l’azienda ideale, un luogo cioè dove trovare risposte non solo economiche ma anche di riconoscimento delle proprie competenze e dei propri bisogni di crescita. Uno dei motivi principali delle dimissioni è proprio quello dell’insoddisfazione maturata nel lavoro quotidiano. Per le imprese questo tema sta diventando strategico ogni giorno di più: assenza di attività di formazione, penuria di feedback sulle prestazioni per consentire crescita professionale e scarsa cura delle persone rischiano di diventare elementi determinanti per la disaffezione. Queste problematiche, in un contesto fortemente competitivo, non possono più essere delegate esclusivamente agli addetti alle Risorse Umane, ma devono diventare aspetti strategici di tutto il management.
Le risposte dei giovani intervistati mettono poi in luce il tema delle remunerazioni e dei bassi salari, aspetto che rappresenta uno dei maggiori motivi di rifiuto delle proposte di lavoro. I contratti di lavoro e le imprese devono seriamente intervenire su questa questione ancora troppo sottovalutata e che, a differenza del passato, fa la differenza.
La seconda questione che l’indagine mette in rilievo riguarda il tempo di ricerca di un lavoro. Il 48% dei giovani lo cerca da più di un anno. Tale dato cresce al 62% per i più giovani (16/24 anni). E qui siamo oggettivamente al paradosso più evidente. Domanda e offerta, come vado sostenendo da tempo, non solo non si incontrano, ma neppure si conoscono: sono due mondi paralleli.
Il fallimento delle politiche attive pubbliche è certificato da questi dati. Non credo che la neo piattaforma del Ministero del Lavoro, deputata proprio all’incontro tra domanda e offerta, migliorerà la situazione. Avremmo bisogno, al contrario, di politiche e strumenti locali capaci di mettere in connessione questi due mondi paralleli.
Salvo Messina
Presidente Solco