Nei giorni scorsi il Ministero del Lavoro ha pubblicato il XIII rapporto “Gli stranieri nel mercato del lavoro in Italia”. Il rapporto illustra con dovizia di dati la situazione del nostro Paese e dà conto dell’evoluzione di questo importante fenomeno. Prima di citare alcune evidenze, sorge spontanea una domanda: dopo la pubblicazione di questo tipo di rapporti, accade effettivamente qualcosa? La politica si interroga su essi? Avvia riflessioni e strategie correttive e/o di supporto? Abbiamo l’impressione che troppo spesso, tali importanti analisi rimangano depositate nelle nostre librerie.
Ad ogni modo, cosa ci dice lo studio citato?
Nell’anno 2022, i rapporti attivati per lavoratori stranieri hanno raggiunto la cifra di 2.395.000, in aumento rispetto all’anno precedente (+12,4%). Essi rappresentano il 19 % dei 12.573.000 rapporti totali avviati in Italia. Osservando i settori economici, scopriamo che ad esclusione dell’agricoltura le attivazioni crescono in tutti gli altri comparti (+10% industria, +6,6% costruzioni, +10% commercio e +14,4% servizi); la presenza di lavoratori stranieri è dunque articolata ed interessa tutti gli ambiti dell’economia. Gli uomini sono massimante presenti nelle costruzioni, industria ed agricoltura; al contrario la presenza delle donne è maggiore nei settori dei servizi e del commercio. Confrontando i lavoratori stranieri con gli italiani, si rileva tra i primi una maggiore diffusione di contratti a tempo determinato, evidenza che spiega la maggiore incidenza della precarietà in tali soggetti. Non a caso, le cessazioni per licenziamento o non trasformazione risultano essere di poco maggiori per i lavoratori stranieri, registrando un 25%. Anche i dati sulle trasformazioni da tempo determinato a indeterminato ne confermano le minori tutele, registrando un 64% contro il 73% degli italiani.
Credo si possa affermare che con il passare del tempo stiamo assistendo ad una sorta di omologazione tra italiani e stranieri nella loro collocazione nel mercato del lavoro, nei percorsi professionali e nei meccanismi di assunzione. Riflettere su questi aspetti credo possa tornare utile quando parliamo di immigrazione, integrazione e politiche del lavoro.
Salvo Messina.
Presidente Solco