L’occupazione nel nostro Paese è cresciuta molto negli ultimi anni, anche se i numeri rimangono inferiori a quelli degli Stati europei più sviluppati. Dal 2019 al 2023 gli occupati sono aumentati in Italia di 2,3 milioni; questo incremento è stato fondamentalmente trainato dai contratti a tempo indeterminato, mentre il tempo determinato, l’apprendistato e la somministrazione hanno visto un aumento più contenuto. Senza ombra di dubbio siamo di fronte ad un rafforzamento della sicurezza e della stabilità dei posti di lavoro.
Volgendo lo sguardo all’andamento delle retribuzioni, scopriamo che nello stesso periodo queste sono cresciute dell’6,8%, a fronte però di un’inflazione stimata intorno al 16%. Dunque in Italia crescono contemporaneamente – e non sembri un paradosso –occupazione e povertà. Qualcuno giustamente fa notare che l’aumento dei posti di lavoro ha arginato l’aumento della povertà, ma certamente non ha in modo significativo contribuito a ridurla. Siamo, cioè, in presenza in molti settori di un lavoro povero e con retribuzioni sostanzialmente ferme a 25 anni fa.
D’altra parte gli incrementi occupazionali si registrano in particolare nei servizi (in primis turistici) e nelle costruzioni, settori con scarsi livelli di innovazione e di produttività. Siamo in presenza di un’equazione di questo tipo: bassa professionalità=bassi salari=servizi di scarsa qualità e basso valore aggiunto. Dovremmo chiederci se questo è l’unico destino che abbiamo davanti a noi, o se piuttosto possiamo affrontare l’annoso problema della qualità dei servizi offerti – serve maggiore specializzazione, digitalizzazione e un approccio fortemente consulenziale con i clienti – così da dare impulso ad un circolo virtuoso per salari e professionalità.
In città come Roma non è più rinviabile l’avvio di iniziative che sostengano le PMI nel processo di innovazione, riuscendo così a contrastare il lavoro povero. Le parti sociali e le istituzioni dovrebbero immaginare un nuovo patto per mettere insieme visioni e risorse per progetti utili a questo fine. Si tratta di pensare a sedi di confronto e di scambio di buone pratiche, partendo dalla convinzione che a Roma sono presenti settori importanti quali i Servizi alla persona ed i Servizi alle imprese che presentano un importante bacino di conoscenze e di pratiche. Un processo di questa natura, ben lungi dall’impoverire la concorrenza, potrebbe al contrario introdurre strumenti per una crescita complessiva.
Salvo Messina
Presidente Solco