Per chi si occupa di politiche del lavoro, la notizia della settimana è certamente l’annunciata chiusura di Anpal (l’Agenzia nazionale che doveva promuovere le politiche attive). C’è da strapparsi i capelli o ce ne facciamo una ragione?
L’istituzione dell’Agenzia nel 2015 aveva generato molte aspettative. Finalmente ci si dotava di una struttura che avrebbe dovuto coordinare e supportare il lavoro delle Regioni. Ma cos’è avvenuto nella realtà? Chi come noi ha avuto la ventura di gestire progetti promossi da Anpal (ad esempio la formazione di Garanzia Giovani per le qualifiche informatiche o i progetti afferenti al Fondo Nuove Competenze) può testimoniarne il grado di inefficienza. Chi si aspettava progetti strategici e tempi rapidi è rimasto deluso. Nel primo dei due progetti citati siamo arrivati all’assurdo di ricevere dall’Agenzia le linee guida per erogare la formazione a sei mesi di distanza dalla conclusione degli interventi.
Dunque l’Anpal ci mancherà? Non credo proprio. Certo, chi teme il rischio, nel trasferimento delle relative competenze al Ministero del lavoro, di una burocratizzazione ulteriore solleva una questione seria. Il tema è antico e in ogni caso l’Anpal non l’ha risolto. Rimane il fatto che vere politiche attive non se ne vedono all’orizzonte.
La questione è importante quando il lavoro scarseggia (le fasi di recessione economica), ma anche, come in questi giorni, quando migliaia di posti di lavoro non vengono coperti per mancanza di qualifiche adeguate o per il rifiuto di determinati lavori. Avere misure strategiche per l’incrocio domanda-offerta sarebbe determinate.
Quel poco che si fa è in gran pare svolto dalle Agenzie private. Anche noi ci proviamo con iniziative mirate. Il 20 giugno scorso, nell’ambito di un corso di formazione a Salerno per operatori turistici finanziato da Forma.temp, abbiamo organizzato un incontro con gli imprenditori locali interessati a conoscere potenziali lavoratori da assumere.
Si ascoltino le aziende, si realizzino percorsi di formazione coerenti con i loro fabbisogni e poi si mettano in contatto domanda ed offerta di lavoro. Come abbiamo sostenuto più volte, solo così la formazione assume valenza di politica attiva, avviando progetti mirati sul territorio. Ma tutto questo è oggettivamente lontano dagli approcci burocratici promossi delle istituzioni a ciò deputate.
Salvo Messina,
Presidente Solco